Per una vita collettiva
Chi ha fatto LuOgo?
di Chiara Tartagni – foto di Gianluca Gasperoni
Una delle (tante) peculiarità di LuOgo è la modalità con cui il progetto ha preso vita. Sapientemente coordinati dal collettivo orizzontale, si sono applicati l’impegno, le mani e il cuore di persone che hanno scelto di partecipare al workshop e sono state selezionate sulla base di criteri ben definiti. Vogliamo citarle tutte: le studentesse e gli studenti di architettura Davide Bergo, Beatrice Di Rosa, Martina Esposito, Anna Margini, Paola Meneghetti, Paul William Vatanamu e l’architetto Elisa Valli. Abbiamo avuto il piacere di conversare con Beatrice Di Rosa, che ci ha raccontato riflessioni, sensazioni, riscoperte.
Perché hai scelto di partecipare al workshop per la costruzione di LuOgo? Cosa ti ha colpito del progetto e come ha stimolato la tua immaginazione?
Da studentessa, il workshop di Lugo ha rappresentato per me una grande occasione per prendere parte alla realizzazione concreta di un manufatto architettonico, addentrandomi in prima persona nelle dinamiche attorno al lavoro di squadra e osservando da vicino tutte le fasi necessarie alla concretizzazione del progetto. Con una struttura pensata per essere semplice da realizzare e funzionale, questo dispositivo si è sviluppato all’interno di un’area verde di risulta, trasformandola da zona di transito a spazio di sosta e aggregazione. Quello che mi ha colpito di più è stato il modo in cui i cittadini hanno accolto questo intervento sin da subito, riconoscendolo come uno strumento per farli stare bene assieme.
Come si sono svolte le fasi di incontro, studio e realizzazione?
Il primo giorno che siamo arrivati a Lugo siamo stati accolti da Edilpiù e dal Comune per introdurci a ciò di cui avremmo fatto parte nei giorni successivi. Abbiamo avuto la possibilità di esplorare il contesto: dalla visita alla Rocca fino al Museo Baracca, luoghi di tradizione e affetto per i cittadini di Lugo. Già il giorno seguente sono cominciati i lavori sotto la supervisione dei progettisti di orizzontale. Lavorare all’interno di un team così vario e guidato da professionisti è stato per me un grande momento di crescita e arricchimento. La cosa che più ho apprezzato è il clima di condivisione che si è instaurato: ciascuno di noi, anche chi come me è uno studente alle prime armi, ha avuto la possibilità di sentirsi un elemento utile all’interno di questo processo. La collaborazione ha permesso tutto ciò ed è stata indispensabile per trovare soluzioni a determinati problemi incontrati nella pratica, oltre che a garantire la realizzazione del dispositivo in una sola settimana.
Durante il workshop avete dato vita a un grande cantiere fatto innanzitutto di relazioni. Cosa ti ha dato questa esperienza?
Le relazioni sono state il motore che ha permesso a LuOgo di prendere vita. Tra il collettivo orizzontale, l’azienda Edilpiù, il Comune di Lugo, Casabella formazione, ProViaggiArchitettura, le numerose imprese che hanno supportato l’iniziativa e infine noi partecipanti. Quello che non mi aspettavo quando ho deciso di partecipare era che in così pochi giorni si sarebbe creata una squadra così equilibrata e che avrei potuto imparare così tanto non solo a livello lavorativo ma anche personale, dentro e fuori il cantiere. Costruire con le mie mani sotto il sole di giugno e vedere il risultato di questo lavoro di una settimana animarsi attraverso le voci di adulti e bambini, mi ha reso consapevole di come, a volte, bastino piccoli e mirati interventi per ridare nuova vita e migliorare gli spazi che viviamo, operando con e per le persone. LuOgo mi ha sicuramente ricordato quanto sia bello e indispensabile il mestiere per cui sto studiando.
Come vi siete relazionati invece con gli spazi intorno a voi?
Un cantiere tra la Rocca, il Pavaglione e piazza Baracca ha sicuramente rappresentato un plus dell’intervento, così come poter osservare da vicino come quegli spazi siano capaci di trasformarsi durante le varie ore del giorno per accogliere le celebrazioni, il mercato o semplicemente le passeggiate serali. La presenza di LuOgo ha favorito e aumentato ancora di più le possibilità d’uso di questo spazio, andando a dare nuova vita e significato a quegli elementi iconici, spingendosi oltre il loro valore simbolico e monumentale.
LuOgo è un’architettura temporanea. Riesci a immaginare quale traccia lascerà dietro di sé?
Come ci è stato raccontato durante il workshop, LuOgo ha rappresentato una seconda tappa all’interno di un processo di riattivazione di un vuoto urbano, avviato l’anno precedente con l’esperienza di Lunette. Il modo in cui il dispositivo è stato accolto e sfruttato nei mesi estivi può ben dimostrare come questi interventi, seppur limitati nel tempo, facciano crescere nei cittadini la consapevolezza di essere parte di una realtà più ampia ed eterogenea, portandoli a prendere parte a nuove pratiche di vita collettiva. LuOgo ha quindi acquisito indirettamente una funzione didattica, con l’augurio che attraverso questa esperienza parta dagli stessi cittadini il bisogno di concretizzarne altri ancora.
Se pensi alla forma del cerchio, qual è la prima associazione mentale che ti viene in mente? Architettonica, fisica o concettuale che sia.
Il cerchio è il simbolo più semplice e immediato utilizzato per indicare qualcosa che attiri la nostra attenzione. Richiama l’idea di purezza geometrica e continuità, è dotato di infinite facce, non vi è un prospetto preferenziale, bensì è uguale da ogni angolazione lo si osservi: così LuOgo definisce un ambito raccolto e intimo, uno spazio in cui succede qualcosa di magico, qualcosa che scaturisce dal continuo dialogo alla pari con il contesto circostante.
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