Come si fa un LuOgo?

Openings n. 1 | 2022

Dialogo orizzontale

di Chiara Tartagni – foto di Gianluca Gasperoni

In quanto cantiere aperto, la realizzazione di LuOgo ha dato vita non solo a un nuovo elemento nel cuore della città, ma anche a un concatenarsi di vissuti e scoperte. Tutto questo a partire dalle persone che hanno partecipato allo studio e alla costruzione di un’architettura temporanea, pensata per attivare (o riattivare) meccanismi relazionali e spaziali.

Tutto ha avuto inizio dal workshop, partito grazie alla call aperta sulla rivista CASABELLA: hanno risposto studenti e architetti, accomunati dalla curiosità e dalla passione per questo lavoro, che hanno potuto sporcarsi letteralmente le mani uscendo dagli schemi teorici e dai consueti modelli 3D. Capire la pratica e tradurla in realtà: ecco i fondamenti su cui si è basato il workshop. Una volta raggiunta Lugo, i partecipanti sono stati accolti dai principali promotori del progetto, studio orizzontale, Edilpiù e Amministrazione Comunale, che fin da subito hanno posto le basi per un autentico dialogo. Alloggio eletto durante il percorso era una struttura conviviale a Bagnacavallo, da cui ogni mattina studenti e architetti partivano per raggiungere Lugo e dare il via ai lavori fino a tarda sera. È stato allestito un vero campo di lavoro, che veniva spostato seguendo l’orientamento del sole, con l’obiettivo di rinfrescarsi all’ombra e proteggersi dal caldo. Tutti hanno lavorato alacremente per un’intera settimana gomito a gomito, imparando a fare gruppo per aiutarsi a vicenda.

Hanno contribuito in prima persona anche i responsabili dell’ufficio marketing Edilpiù, che, svestiti i panni di “committenti”, hanno favorito la parità di ruoli. Un’apertura che ha distinto anche i momenti conviviali, come le cene impreviste in piena campagna. Il tutto in un contesto affascinante come quello del centro di Lugo, in cui si concentrano 1000 anni di Storia ed è possibile passeggiare fra Rinascimento, Metafisica e Razionalismo. Un centro animato e popolato, la cui “misura d’uomo” ha permesso a tutti di muoversi in autonomia. Margherita Manfra, co-fondatrice di orizzontale, ci racconta quanto sia stato prezioso il contributo del gruppo di lavoro: «Sono stati tutti fantastici. Il nostro studio ha davvero numerose esperienze di workshop alle spalle, ma in questo caso lo scambio reciproco è stato enorme. Sono stati capaci di mettere nel lavoro qualcosa di sé. E oltre a essere bravissimi a lavorare, sono stati inarrestabili, per ore sotto il sole e con 38 gradi. Grazie all’accoglienza che ci hanno riservato Edilpiù, l’Amministrazione Comunale e tutta la cittadinanza, la sensazione era quella di vivere in famiglia e sistemare casa. Gli stessi passanti, incuriositi, si fermavano per sostenerci moralmente viste le temperature elevatissime. Quando il lavoro parte da buone premesse, il risultato non può che essere appagante».

Roberto Pantaleoni, co-fondatore di orizzontale, aggiunge una componente fondamentale del processo. «Per me l’emblema di questo lavoro è un momento in particolare: quando Marcello Bacchini ci ha portato in piazza un frigorifero casalingo, per darci ristoro nel caldo torrido. Ci è stato regalato di tutto, dal gelato alle birre fino alla frutta. Dobbiamo ringraziare non solo i cittadini e i negozianti locali, ma anche le aziende partner: cito per tutte Ravaioli Legnami, che ci ha portato due casse di buonissime albicocche appena raccolte. Io sono abituato per motivi personali all’accoglienza di questo territorio, la Romagna per me è una seconda casa». Per Margherita Manfra è stata in parte una novità: «Anche se avevo già esperienza di Romagna, era comunque poca. La dimensione conviviale e la capacità di accoglienza di cui abbiamo beneficiato mi ha fatto capire che qui si vive bene sul serio. Anche per me la condivisione di quel frigorifero ha significato molto. Qualcuno ci ha anche portato dei magneti da applicarvi sopra e gli studenti hanno trovato un bel modo per utilizzarli: era proprio sul frigo che fissavano gli appunti sulle varie fasi dell’installazione».

Fra le scoperte inaspettate del collettivo e dei partecipanti al workshop ce n’è stata una eminentemente culturale e storica: il cosiddetto “diritto di capperaggio”, derivato dalla crescita spontanea e ultrasecolare di Capparis spinosa nelle fessure delle mura della Rocca Estense di Lugo. «Per noi romani le pareti ricoperte da piante di cappero sono qualcosa di familiare», racconta Margherita Manfra. «Ma durante la prima visita ho scoperto che l’Amministrazione è delegata alla raccolta di capperi,
il Vicesindaco in particolare: gli operatori raccolgono le gemme di cappero che verranno poi messe in salamoia e regalate agli ospiti del Comune o alle coppie di sposi. Abbiamo anche scoperto che l’Amministrazione ha istituito un “diritto di capperaggio” sui capperi non prelevati dagli operatori, permettendo agli appassionati di raccoglierli fino all’altezza che riescono a raggiungere da terra. E da qui ci è venuta un’idea: costruire una scala a pioli per estendere ancora di più quel diritto».

Il risultato finale è l’esperienza umanamente viva ed emozionante con cui si è dato vita a un progetto di cui andare orgogliosi, che ha provocato l’attivazione di uno spazio e permetterà in futuro di coglierne i frutti.

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