Tracce dell’abitare – II – Brian Eno

Tracce dell'abitare

II – Strategie oblique

a cura di Gaia Dallera Ferrario e Lorenzo Palmeri

“La razionalità è ciò che facciamo per organizzare il mondo e renderlo prevedibile.
L’arte corrisponde agli esercizi di inapplicabilità e fallimento di quel processo.”
Brian Eno

Brian Eno è una figura alquanto singolare nel panorama della musica contemporanea. E’ l’ombra che si cela dietro tantissimi successi di mercato degli ultimi trent’anni, dai Talking Heads, agli U2, passando per David Bowie e i Coldplay. In ogni singolo caso è stato capace di amplificare, magnificare la natura dell’artista e introdurre al contempo una sua peculiare quota musicale. Parlare di semplici successi è forse riduttivo, perché di fatto parliamo di autori e album che in quel momento specifico si sono insinuati nello status quo musicale deviandolo, in senso qualitativo, di una certa quota. Una misura capace di intercettare la cultura della sperimentazione, il linguaggio alto e mescolarlo con quello pop in modi del tutto inediti e, miracolosamente, capaci di dialogare con il grande pubblico.

La storia stessa di Brian Eno è singolare e supporta perfettamente l’esito artistico che ne è derivato. Nato a Woodbridge, nella contea inglese del Suffolk, nel maggio del 1948, si è formato dapprima “rubando” cultura musicale dalle radio delle emittenti militari della Nato per poi affinare il gusto con gli ascolti sofisticati di John Cage, Terry Riley, La Monte Young, sperimentatori e fini pensatori della nuova musica. In un incontro causale in metro conosce Andy Mackay con cui fonda i Roxy Music insieme a Brian Ferry e Phil Manzanera, dando vita a una band che ha segnato indelebilmente la cultura musicale del periodo. Nei primi concerti, da vero architetto della musica, restava nascosto al banco dei Mixer, posizione da cui generava suoni misteriosi con i primi sintetizzatori e un uso fuori contesto dei magnetofoni.

La sua natura progettuale trova poi corpo nelle famosissime “Strategie oblique”, un libro che contiene una serie di carte, sul modello degli “imprevisti”, che hanno lo scopo di guidare il musicista (o qualsiasi altro attore creativo), in alcune scelte di campo. Ad esempio, tra queste, c’è la carta “esalta l’errore” o ancora, “cancella tutto e ricomincia da capo”, “abbandona gli strumenti normali”, “respira più a fondo”, “muto e continua” e tante altre. Queste carte, che contengono un certo spirito dell’epoca, sono state capaci di influenzare il lavoro di tantissimi musicisti e ancora oggi capita che qualcuno decida di “giocarci” dando vita a interessanti visioni inedite.

Tra i temi in discussione nel dibattito culturale di quegli anni c’erano gli esperimenti della “Muzak”, cioè, in estrema sintesi, una musica composta con l’idea di costruire dei background musicali per gli ambienti commerciali, con lo scopo dichiarato di manipolare le menti e spingere il “consumatore” a comprare le merci. Ne sono derivate le famigerate “musichette” da ascensore o quelle imperdonabili versioni di canzoni famose che si sentono ancora oggi in certi supermercati. La Muzak era guidata da una retorica consumistica, plagiatoria e sostenuta da dati dubbi sull’aumento dell’impulso d’acquisto. Brian Eno ne trae spunto senza sposarne la natura perseguendo, al contrario, l’idea di portare qualità al suono degli ambienti. E’ di questo periodo il suo “Music for Airports” che anticipa la fascinazione per i “non luoghi” che qualche anno dopo saranno “scoperti” e descritti dall’antropologo francese Marc Augè. All’epoca l’aeroporto era un’architettura ostile e di passaggio, la cui identità si definiva nel non averne alcuna. Ben lontano dalle architetture devote all’accoglienza e al mercato che conosciamo oggi.

Il percorso di Brian Eno attraverso la musica d’ambiente (sia fisico che psichico), lo ha condotto ad avere l’opportunità di comporre il suono di accensione di Windows, cosa che lo ha definitivamente collocato nelle case di tutto il mondo, dandogli un posto nella memoria collettiva. Brian Eno, nella sua carriera artistica, ha approcciato media molto diversi nella costante ricerca di un modo per esprimere la sua creatività. Per questo si è occupato di grafica, video, passando per la scrittura di libri e arrivando fino alla tridimensionalità fisica delle installazioni artistiche (vedi 77 million paintings for Palazzo Te, Mantova, 2016). Da qui Eno comincia un percorso sempre più intrecciato con i concetti di ambiente e architettura. Da una parte per il suo essere di fatto un progettista di spazi sonori, dall’altra per un atteggiamento progettuale più vicino a quello di un architetto che non a quello del tipico musicista.

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