Navigare innovando: Edilpiù e il suo viaggio

Openings n. 1 | 2021

La sede Edilpiù di Lugo (RA),
© Gianluca Gasperoni

Equilibrati innovatori

di Chiara Tartagni – ph. Gianluca Gasperoni

40 anni sul mercato, ma soprattutto 40 anni in un mondo che è andato sempre più verso una prospettiva “sartoriale”, su misura per ogni richiesta. Ce li raccontano Gian Paolo, Marcello e Antonio Bacchini, due generazioni che non smettono di darsi nuovi obiettivi.
Cosa significa per voi fare impresa, soprattutto in un periodo storico come questo?
GP: L’impresa crea ricchezza per tutti, occupazione, servizi e rende migliore la vita della comunità a cui appartieni. A un certo punto della tua vita ti trovi a un bivio e ti chiedi: «Qual è il sentiero che voglio percorrere? Quello che fino a oggi hanno esplorato tutti? Oppure quello che nessuno ancora ha affrontato? Ce la farò?» E se la tua risposta è «sì», allora devi farlo, proprio perché puoi. Fare impresa è un dovere sociale, che nasce dalla consapevolezza di saper realizzare un progetto.
M & A: Fare impresa oggi lo possiamo riassumere in due parole: responsabilità e coraggio. La responsabilità di fare scelte ponderate in linea con i propri valori e principi, con la propria vision aziendale, aggiungendo quel coraggio che fa alzare l’asticella. Questo permette di fare scelte a volte controcorrente, per compiere quel passo in più in totale incertezza. Così nascono nuovi stimoli e nuove opportunità che occorre saper intercettare.
Essere famiglia ed essere impresa: qual è la vostra soglia in questa relazione?
GP: In famiglia si condividono gli affetti, nell’impresa si condividono gli interessi. Per una gestione corretta, è necessario che i figli siano capaci di ragionare sulla base dell’interesse reciproco e non con i sentimenti. È molto bello sapere che i miei due figli, così diversi fra di loro, sono complementari: questo li mette nella condizione di avvalersi del sostegno dell’altro senza essere in competizione. Una vera ricchezza per Edilpiù e per tutti i collaboratori.
M & A: L’essere famiglia è un legame indissolubile che tramanda valori non finalizzati unicamente al profitto, ma regolati da un’etica e una visione più ampia del progetto azienda. Però occorre porre molta attenzione agli equilibri. Famiglia e lavoro sono così lontani ma così vicini: le famiglie diventano due, occorre gestire al meglio le relazioni all’interno di ogni ambiente e permettere solo il travaso di flussi positivi dall’uno all’altro contesto. Ecco quindi la nostra soglia in azienda: il bene primario è l’azienda stessa, i suoi collaboratori, i suoi clienti e le sue relazioni, che vanno messe al primo posto escludendo qualsivoglia personalismo per il bene comune.
A proposito di relazioni, come hanno cambiato la storia dell’azienda nel corso degli anni?
GP: Proprio le mie buone relazioni con i progettisti hanno permesso a Edilpiù di svilupparsi in modo veloce e concreto fin dalla sua fondazione e sono state alla base della sua affermazione. L’impresa è stata in grado di inventare un nuovo modo di relazionarsi con i professionisti e di interpretare il cambiamento di un’epoca.
M & A: Le relazioni sono alla base dei rapporti umani. Dietro a ogni ruolo e responsabilità ci sono delle persone, con cui è possibile decidere che tipo di relazione costruire. Questo vale per i collaboratori come per i clienti, per i partner e per tutti coloro che ruotano intorno al nostro mondo. Coltivare buone relazioni significa porre le basi per rapporti solidi e duraturi fatti di fiducia, rispetto e stimoli. Negli anni abbiamo lavorato molto per creare relazioni di valore sul territorio e fuori dai nostri confini regionali. La risultante di tutto questo è la reputazione che l’azienda si costruisce nel tempo.
In che modo avete familiarizzato con quelli che 40 anni fa erano i “nuovi materiali”?
GP: 40 anni fa, il sottoscritto andò a suonare i campanelli dei geometri liberi professionisti con un campioncino di finestra in legno. Dissi loro: «Signori, da oggi vendo porte e finestre: vi interessa?». E fin da subito raccolsi davvero un grande interesse: innanzitutto per la mia figura, che non era più quella di un classico falegname, ma di un giovane professionista che parlava un’altra lingua, che proponeva soluzioni tecniche fino ad allora sconosciute. Proponevo il legno mogano, il legno lamellare, l’apertura ad anta ribalta.

Forte dell’entusiasmo ricevuto, pensai bene di fare un ulteriore passo avanti: nell’aprile del 1981, in un fabbricato di 6 appartamenti a Lugo, installai per la prima volta le finestre in PVC di Finstral. Alle precedenti novità aggiunsi un’argomentazione vincente: la “plastica”, come allora veniva volgarmente definita, non necessitava di verniciatura e rimaneva inalterata nel tempo.
M & A: Siamo stati fra i primi a voler percorrere nuove strade, a imboccare quelle meno battute. Servono coraggio e caparbietà per farlo, ma il tempo ci ha dato ragione: quelli che ieri erano materiali innovativi oggi sono di uso comune e la lunga esperienza fatta sul campo ci ha permesso di conoscerne i diversi aspetti, capirne i pregi e i limiti, lavorare per ridurne i limiti ed esaltarne i pregi. I materiali innovativi sono diventati una componente del nostro successo e la scelta di partner affidabili e professionali completa questo processo. Abbiamo standard di selezione molto elevati nella scelta dei fornitori: dato che lavoriamo su misura, la capacità di saper gestire questi aspetti è una sfida sempre più complessa.
C’è un momento preciso in cui vi rendete conto che siete riusciti a realizzare il sogno del vostro cliente?
GP: Forse non c’è un solo momento. Ma sicuramente uno dei più belli è ricevere una telefonata, una lettera oppure una mail, con cui il cliente esprime liberamente il suo apprezzamento per l’azienda e i collaboratori. A volte capita anche una piacevole e inattesa sorpresa. Sono più di 100.000 le persone che visitano la Biennale di Lugo, a cui Edilpiù partecipa da tempo. Un giorno, mentre eravamo fra gli espositori della fiera, si è avvicinato un uomo: mi sembrava di conoscerlo, ma non ricordavo esattamente chi fosse. Forse l’avevo visto l’ultima volta 10/20 anni prima, al termine di un lavoro per la sua casa. Mi ha detto: «Sono venuto appositamente per dirle che aveva ragione lei, perché a distanza di così tanto tempo sono ancora entusiasta del suo lavoro». Il tempo passa, ma il sogno realizzato per il cliente resta.
M & A: Edilpiù gestisce oltre 800 clienti all’anno: sono 800 sogni diversi l’uno dall’altro, che si portano dietro aspettative differenti e modi diversi di percepire lo stesso risultato. I clienti possono manifestare soddisfazione in tanti modi. Chi con il totale silenzio, chi scrive apprezzamenti diretti o tramite piattaforme digitali, chi lo dice di persona, chi ti manda altri clienti… Non c’è uno standard nemmeno in questo “magic moment” e forse è proprio questo il fascino del nostro lavoro: niente è uguale a ciò che è precedente e tu devi impegnarti ogni giorno. Non importa quanti cantieri hai fatto bene prima, conta quello che deve ancora venire. È una grande spinta a eccellere. Per questo manteniamo con il cliente un rapporto costante anche dopo il termine dei lavori: vogliamo sapere cos’abbiamo fatto bene e dove possiamo migliorare.
Quando pensate a questi 40 anni di percorso, c’è una parola o un’espressione che vi viene in mente per identificarli?
GP: Il sogno di un giovane professionista che si è realizzato attraverso un progetto, da cui è nata una realtà nota e riconosciuta sul mercato, sempre in linea con l’evolversi dei tempi e con un futuro luminoso che i figli sapranno certamente scrivere.
M & A: Guidare un’azienda per 40 anni richiede passione, entusiasmo e voglia di mettersi sempre in discussione, energie sempre fresche per superare i momenti difficili, saper navigare in mare in tutte le condizioni. L’equilibrio richiede consapevolezza, pazienza e calma. Ma non è sufficiente senza il coraggio di innovare. I mercati sono spesso tumultuosi, bisogna restare concentrati sul proprio obiettivo e prendere decisioni ponderate per raggiungerlo, anche correggendo la rotta. Devi sapere chi sei per capire dove andare.

Da sinistra (o alto): Marcello, Antonio e Gian Paolo Bacchini;
© Gianluca Gasperoni

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